Discussione generale
Data: 
Lunedì, 26 Giugno, 2023
Nome: 
Marco Sarracino

A.C. 1238

Grazie, Presidente. Ovviamente una premessa: noi, come Partito Democratico, non possiamo non dissociarci da quanto è stato detto precedentemente dalla collega del MoVimento 5 Stelle rispetto ad una delle più grandi tragedie della nostra storia, per cui prendiamo ovviamente le distanze. Dopodiché, per entrare un po' nel merito del provvedimento, noi ci opporremo con tutte le nostre forze dinanzi a quello che il Governo sta facendo con questo decreto, perché con questo decreto, in realtà, emerge tutta la visione che avete della nostra società.

Una società in cui chi è debole deve restare tale, in cui chi è povero è praticamente colpevole della sua condizione di povertà, una società in cui chi è precario non potrà immaginare una vita differente da quella che svolge, in cui le ricchezze e le opportunità sono vantaggi per pochi prescelti. Questo è quello che emerge dalla vostra idea del Paese e che si manifesta plasticamente con questo decreto. In questa idea non si fa altro che accentuare le ingiustizie sociali ed economiche che già sono enormi nel nostro Paese.

Potremmo dirlo, forse questo è il decreto più identitario dell'attuale maggioranza, perché manifesta la vostra vera identità, la vostra furia ideologica secondo cui un Paese per crescere deve svalutare il costo del lavoro e comprimere i diritti dei lavoratori. E allora, siccome stamane ci è stato detto che noi non vogliamo affrontare il merito di questo decreto, nulla di più falso, proviamo a mettere in fila quello che state realizzando. Voi state cancellando la principale misura di lotta alla povertà che c'era in Italia, uno strumento che sicuramente aveva dei limiti, ma che, specie durante la pandemia, ha comunque assicurato la tenuta sociale in molti quartieri delle nostre periferie e non solo.

È vero, i limiti c'erano, è stato detto da tutti, specie nella parte che avrebbe dovuto accompagnare nel mercato del lavoro i beneficiari del reddito, ma allora si poteva intervenire esclusivamente su questo versante, senza smontarne tutta l'impalcatura. Anche la sanità pubblica, Presidente, non è perfetta, anche il trasporto pubblico ha delle defezioni, tutte le cose sono migliorabili, ma non per questo noi smettiamo di difenderle. Invece no, voi vi siete abbattuti contro chi è povero, tagliando del 28 per cento le risorse per combattere la povertà, che invece continua ad aumentare a causa della crisi, e di conseguenza si aiuta il 42 per cento in meno delle famiglie che invece andrebbero sostenute.

Questi sono fatti, e non siamo noi a non entrare nel merito, siete voi che fino ad ora non ci avete spiegato una sola ragione di questa scelta. Il tutto poi assume dei tratti francamente paradossali se incrociamo quello che state facendo con la vostra contrarietà, più volte ripetuta, rispetto al salario minimo. Rendiamoci conto della situazione: noi abbiamo un italiano su dieci che vive in condizioni di povertà, 4 milioni di italiani che sono lavoratori poveri, il salario medio di un under 35 nel nostro Paese è di 850 euro al mese. In questo decreto, signor Presidente, la maggioranza non affronta neanche per sbaglio queste questioni, che per noi, per il Partito Democratico, rappresentano il vero dramma sociale che caratterizza in questo momento il nostro Paese.

E allora questa scelta che oggi la maggioranza sta compiendo è una scelta innanzitutto politica, che noi crediamo essere grave per gli effetti che avrà soprattutto nel Mezzogiorno, dove la situazione è già ora molto critica. Solo qualche giorno fa, infatti, Eurostat ci ha detto che le regioni più povere d'Europa - non d'Italia, d'Europa - sono quelle del nostro Sud, non solo per il tasso di povertà, ma anche per le scarse possibilità che donne e giovani hanno di poter lavorare con salari dignitosi. Una condizione che voi state rendendo di fatto immutabile, se non addirittura la state peggiorando con quello che state facendo.

Ve lo abbiamo già detto e continueremo a dirvelo: siete talmente concentrati sul fermare chi viene nel nostro Paese, fuggendo da guerre e povertà, che non vedete che quelle migliaia di ragazzi e ragazze che ogni anno abbandonano le nostre città e le aree interne alla ricerca di un futuro e di una speranza altrove stanno continuando, purtroppo, ad aumentare. Nel cosiddetto decreto PA vi avevamo proposto di ragionare su un piano straordinario di assunzioni nella pubblica amministrazione anche per dare una piccola risposta a questo tipo di fenomeno.

Niente, ci è stato negato anche questo. Allora continuate a scagliarvi contro i giovani del nostro Paese, identificandoli come degli scansafatiche, al grido di “si alzassero dal divano e andassero a lavorare”. Vi prego, smettiamola, è una vicenda veramente umiliante. Smettiamola con questa idea che i giovani non vogliano lavorare.

I ragazzi non vogliono essere sfruttati, che è una cosa molto diversa da quella che voi dite, e noi siamo dalla loro parte, contro chi pensa che si possa lavorare con turni massacranti e sottopagati. Infatti, se a 30 anni guadagni 800-850 euro al mese, come fai a costruirti un futuro, come fai a pensare e immaginare di prendere una casa in affitto o addirittura di acquistarla? La vostra risposta qual è? Aumentare la precarietà, con questa straordinaria idea, che non solo aumenta la durata dei contratti a tempo determinato, ma inaugura questa formula priva di alcuna tutela, per cui le parti in maniera autonoma potranno individuare le esigenze al fine di prolungare il contratto. È chiaro, Presidente, che nella situazione in cui siamo tale tipo di accordo non può non essere frutto di una bassissima capacità contrattuale da parte del lavoratore, che pur di mandare avanti la propria famiglia, non potendo perdere quel posto di lavoro, rischia di accedere a quel rinnovo a condizioni assolutamente peggiori rispetto alle precedenti. Questo è un fatto, anch'esso è frutto del vostro accanimento nei confronti di chi è più debole. Così pure l'aumento dei voucher - è stato detto prima - che avete già aumentato in legge di bilancio e che ora addirittura portate a 15.000 euro. Così pure l'enorme passo indietro rispetto alla possibilità dei lavoratori delle piattaforme di poter accedere all'algoritmo che regola la propria giornata di lavoro, un'ulteriore compressione dei diritti nei confronti di persone spesso chiamate a turni massacranti, con bassissime tutele per lavori usuranti. Per non parlare, infine, dell'assenza del Governo rispetto alle numerose crisi aziendali nel nostro territorio. Siamo dinanzi ad un'assenza totale di politiche industriali che possano dare una prospettiva e una centralità al nostro Paese nei mercati internazionali: una totale assenza!

Ricapitoliamo: riduzione degli strumenti per combattere la povertà, contrarietà al salario minimo, aumento dei contratti a termine che generano ulteriore precarietà, aumento dei voucher. Immaginiamo il mix di tutte queste scelte, caliamole nel nostro Paese e, in particolar modo, nel Mezzogiorno. L'effetto che si avrebbe è devastante e, per noi, il fatto che questo Governo sia contro il Sud non è un semplice slogan, ma è la realtà. È una constatazione, perché a queste scelte vanno sommate altre due vicende. La prima è l'autonomia differenziata. Con l'autonomia differenziata voi che fate? Spaccate l'Italia a metà, perché di fatto si basa sul principio che le risorse debbano andare nei luoghi in cui le risorse ci sono già, senza prevedere alcun meccanismo di perequazione. Se nel decreto Lavoro l'accanimento nei confronti dei più deboli è davvero incomprensibile, nel caso dell'autonomia differenziata il disegno è assolutamente chiaro: voi pensate che il Sud sia una zavorra e, quindi, ambite ad un'Italia a due velocità. Noi non solo non ve lo consentiremo ma combatteremo con tutte le nostre forze questa idea di far nascere una sorta di diritto differenziato ovvero che i diritti e le opportunità di una persona dipendano dal luogo in cui nasce. È un'idea inaccettabile e antistorica.. Presidente, noi abbiamo avuto una straordinaria occasione, che è il PNRR. Cosa ci dice l'Europa? L'Europa ci dice che dopo la pandemia noi avevamo bisogno di più risorse rispetto agli altri Paesi, perché la priorità dell'Italia era quella di diminuire i divari e rafforzare la coesione. Voi non solo state trasformando questa occasione in un vero e proprio campo di battaglia, ma state dimostrando la vostra contrarietà ideologica gli obiettivi che il PNRR si pone di realizzare. Noi dovremmo realizzare la transizione ecologica, ma voi siete contrari. Noi dovremmo mettere in campo politiche per ridurre le diseguaglianze, ma voi proponete l'autonomia differenziata. Come vedete, le cose si tengono fra loro. Arriviamo ad una questione, che per noi è la principale priorità da affrontare in questo momento ovvero la questione salariale. Siamo in un Paese in cui il 30 per cento di chi è dipendente nel settore privato ha salari annuali inferiori a 12.000 euro, come veniva ricordato prima, dove il tasso di disoccupazione tocca il 22 per cento tra i giovani e dove circa il 12 per cento dei lavoratori è in condizioni di povertà. Dinanzi a questi numeri non basta una misura spot come il taglio del cuneo, che fra qualche mese tra l'altro sparirà. Noi vi abbiamo posto il tema di renderlo strutturale, perché fra qualche settimana i lavoratori si accorgeranno che questo taglio è stato già consumato, purtroppo, dall'aumento del costo della vita. Attenzione, badate che questo tipo di misura, per chi guadagna già poco, non ha di fatto alcuna incidenza. Noi ve lo diciamo con chiarezza: per il PD far crescere i salari in maniera permanente e strutturale è la principale politica da compiere in questo momento, perché occorre dare alle famiglie la possibilità di affrontare meglio questo periodo di crisi. Occorre una riflessione più ampia su come far crescere i salari, che preveda sicuramente anche il taglio delle tasse, ma non solo il taglio delle tasse, perché le persone vanno pagate di più. Pertanto, Presidente, il nostro non può che essere un giudizio profondamente critico nei confronti di questo provvedimento, che nel suo complesso disegna un'Italia diversa, che d'altronde è la vostra idea di Italia, un Paese con meno diritti, con più precarietà, con più ingiustizie, un Paese più diviso tra Nord e Sud, tra città e aree interne, tra chi ce la fa e chi non ha questa possibilità. Noi contrasteremo questo modello che oggi presentate, perché per noi è prioritario essere al fianco di quell'Italia che oggi vive queste difficoltà. Non rinunciamo alla protezione sociale, difendiamo il lavoro e i lavoratori, sosteniamo chi lotta per difendere il proprio lavoro e i propri diritti. Per noi una vita precaria non è una vita giusta; voi, invece, con questo decreto, ancora una volta, avete fatto una scelta chiara: continuare la vostra inspiegabile crociata contro i poveri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), umiliando e prendendovela con chi è più debole. Questo per noi non solo è inaccettabile ma vi faremo vedere che molto presto le cose cambieranno, non solo in questo Parlamento, ma anche e soprattutto nel Paese.